
Emozioni in opera

L’ultima rappresentazione teatrale che ho avuto modo di vedere metteva in scena un’opera del grande Shakespeare, “Sogno di una notte di mezza estate”. Si tratta sicuramente di un’opera teatrale molto conosciuta, oggetto nel tempo di così tante versioni e rivisitazioni che se ne perde il conto.
Eppure, l’emozione di poter assistere ancora una volta alla messa in atto di un capolavoro del ‘600, è una magia che tresmette immutata nel tempo tutta la forza di quest’opera. Se qualcuno mi chiedesse “Perché vai a teatro?”, forse mi troverei a dare una risposta diversa per ogni rappresentazione. Nel caso di “Sogno di una notte di mezza estate” posso dire che, ogni volta che si spengono le luci e si alza il sipario, lo spettatore è catturato per tutta la durata dello spettacolo in un mondo in bilico tra realtà e sogno. Immaginazione, dimensione onirica e mondo reale si stratificano e si fondono, creando una varietà di intrecci tra personaggi che solo la penna di Shakespeare poteva rendere capace di svelare con così tanta precisione la natura umana. I capricci dell’amore e del desiderio, intrighi, malintesi e un pizzico di suggestioni sovrannaturali sono solo alcune delle tematiche che rendono quest’opera molto più profonda e composita di quello che potrebbe sembrare.
La cosa più sorprendente dell’andare a teatro è scoprire come, ogni volta che il testo viene messo in scena, questo prende vita in maniera sempre diversa, comunicando la propria natura di creatura unica agli spettatori in sala. Guardandomi attorno a fine spettacolo, mentre gli attori calcavano per l’ultima volta il palcoscenico e raccoglievano i meritati applausi per le loro fatiche, ho capito una cosa. Parte del piacere dell’assistere a uno spettacolo di questo tipo, sta anche nel poter applaudire alla fine, per ringraziare la compagnia delle emozioni ricevute: quelle che caratterizzano ogni avvenimento mai ripetibile nello stesso identico modo.